Dopo una pausa decennale, a Milano e in Italia in generale, si ripresentano iniziative capeggiate da artisti che trovano spazi, definiscono programmazioni, cercano nuovi format espositivi e strategie di comunicazione. FANTASTICO !
Peccato non si capisca proprio perché questi NUOVI SPAZI anagraficamente GIOVANI che dichiarano di essere alla ricerca del NUOVO, sentano il bisogno di ricevere una sorta di battesimo da parte di un'organizzazione istituzionalizzata e ormai arrugginita dai meccanismi del sistema, che non propone da tempo niente di nuovo. Che ViaFarini senta la necessita/interesse di "mettere le mani" su di questi fa pensare e che questi si prestino così al "gioco" istituzional paternale fa scadere qualunque germe di bontà possa essere esistito da principio in loro. Ci si aspetta apertura e libertà da spazi di questo genere, mentre in questo modo non si può che pensare essere spazi strumentali agli artisti che li "gestiscono" per scavalcare le trafila di un normale percorso artistico formativo ed entrare prima possibile nelle grazie dei "pupari" dell'arte (critici e curatori).
Ci si aspetta altro da spazi di questo genere, ci si aspetta soprattutto un atteggiamento che sia realmente nuovo !
Gli spazi di cui sopra sono:
Brown Project (Milano), Cherimus (Sulcis Iglesiente, Sardegna), Cripta747 (Torino), L'indiano in giardino (itinerante), Gum studio (Carrara), Mars (Milano), Motel Lucie (Milano), Paloma Presents (Zurigo)
*****
Un confronto di questo tipo è di certo interessante, ed è importante che esistano ancora oggi personalità "promiscue" (artisti che presentano altri artisti, che curano una mostra, che scrivono testi, eccetera eccetera) alla direzione di queste nuove realtà. Sottolineo la frase perché spesso si parla come fossero una nuova nuovissima creazione di questi ultimi anni, confessando per l'ennesima volta l'errore (colpa?) del sistema dell'arte che sembra voler "fare ignoranza" per produrre ignoranti facilmente intortabili e manipolabili, anziché fare cultura che genera pensieri che a loro volta moltiplicano pensieri (con sguardo aperto e a 360°). Non sono una novità alternativa (e per fortuna che tra tutti qualcuno l'abbia saggiamente sottolineato, vedi Cecilia Alemani) ma ribadisco in ogni caso che ben vengano! Sinceramente però faccio fatica a guardare a questi spazi (soprattutto ad alcuni) come liberi e nuovi, mi viene piuttosto da pensare che tra le intenzioni ci sia la volontà da parte degli artisti stessi di farsi solamente auto promozione proponendo niente di nuovo, insomma maliziosamente pensando hanno intuito che di fronte alla reale tangibile difficoltà di sopravvivenza come artista oggi sia più facile ottenere spazio offrendo spazio, piuttosto che essere artisti soli con la propria ricerca che lavorano per avere visibilità e opportunità, offrendo in cambio "solo" la propria ricerca.
Gli spazi di cui sopra sono:
Brown Project (Milano), Cherimus (Sulcis Iglesiente, Sardegna), Cripta747 (Torino), L'indiano in giardino (itinerante), Gum studio (Carrara), Mars (Milano), Motel Lucie (Milano), Paloma Presents (Zurigo)
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Un confronto di questo tipo è di certo interessante, ed è importante che esistano ancora oggi personalità "promiscue" (artisti che presentano altri artisti, che curano una mostra, che scrivono testi, eccetera eccetera) alla direzione di queste nuove realtà. Sottolineo la frase perché spesso si parla come fossero una nuova nuovissima creazione di questi ultimi anni, confessando per l'ennesima volta l'errore (colpa?) del sistema dell'arte che sembra voler "fare ignoranza" per produrre ignoranti facilmente intortabili e manipolabili, anziché fare cultura che genera pensieri che a loro volta moltiplicano pensieri (con sguardo aperto e a 360°). Non sono una novità alternativa (e per fortuna che tra tutti qualcuno l'abbia saggiamente sottolineato, vedi Cecilia Alemani) ma ribadisco in ogni caso che ben vengano! Sinceramente però faccio fatica a guardare a questi spazi (soprattutto ad alcuni) come liberi e nuovi, mi viene piuttosto da pensare che tra le intenzioni ci sia la volontà da parte degli artisti stessi di farsi solamente auto promozione proponendo niente di nuovo, insomma maliziosamente pensando hanno intuito che di fronte alla reale tangibile difficoltà di sopravvivenza come artista oggi sia più facile ottenere spazio offrendo spazio, piuttosto che essere artisti soli con la propria ricerca che lavorano per avere visibilità e opportunità, offrendo in cambio "solo" la propria ricerca.
Comunque al di la di queste mie considerazioni, ho letto con molto piacere sul blog arte-milano il post relativo a questa notizia (che aveva già suscitato il nostro interesse) e le dichiarazioni (seppur comprensibilmente riportate in modo parziale) delle persone coinvolte e auspico che queste vogliano realmente iniziare a vedere, leggere, scrivere, parlare, fare arte al di la degli opportunismi e delle convenienze. Insomma tornare alla ricerca in quanto necessità !! Essendo giovani non dovrebbe essere istintivo farlo? Invece sembrano più scaltri di faine, più calcolatori di uno stratega. C'è onestà intellettuale in questi spazi no-profit ? Quale necessità li spinge? Questo mi chiedo e sarebbe bello saperlo.
Non c'è pregiudizio anzi, si lascia il beneficio del dubbio, ma per il momento mi sento solo di dire: " Niente di nuovo ancora, buon viaggio !"
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